Il borgo di Belprato
“Il paesello aprico e solatìo si stende sul dorso di una grande prateria… La parte più alta […] si denomina ancora coi nomi medioevali di Castello, Rocca e Borgo […] nella parte inferiore, sotto la strada, Ere (aie), Orti e Dosso […] si ha un’ampia visuale su tutta la Val Sabbia”, scriveva P. Guerrini in “Memorie storiche della diocesi di Brescia” del 1956 riguardo la frazione di Belprato a Pertica Alta.
Dalla fortunata balconata si rincorre la successione di due, tre, quattro, cinque quinte di spalti montani, e lo spettacolo ha in sé il filo di un incantesimo, che, quotidiano miracolo, si ripeterà domani!
Sicuramente tra le fonti più vetuste vi è la lapide in arenaria locale, piccola di dimensione, pregevole nella laconica dizione: “1354 Acursinus de Patuciis de Prato fecit fieri”. Gli storici si rifanno alla blasonata famiglia bresciana dei Patuzzi, significativa presenza aristocratica di questa zona. Altro, tranne la chiesa parrocchiale di Sant’Antonio, di rilevante artisticamente a Belprato non c’è, se non quell’inconfondibile insieme abitativo, la cui piazzetta, fatta a scalea, lastricata di sassi, a dire di Giannetto Valzelli, pare essere l’ineguagliabile luogo “per una recita di pudico amore e di meste rimembranze”.
Al di fuori del paese, sorge la chiesa oratoriale di San Bernardo dove nelle sue vicinanze durante la Seconda Guerra Mondiale trovò la morte Emiliano Rinaldini.
Attualmente, un progetto pittorico di “paese dipinto” ha donato al borgo una sua caratterizzazione di trasognanti armonie espressive.