La chiesa parrocchiale di S. Apollonio in Odeno
La primitiva chiesa di S. Apollonio a Odeno (antico patrono, con S. Filastrio, della diocesi bresciana, prima della sostituzione dei patroni nel XVI secolo con gli attuali martiri della fede, Faustino e Giovita) fin dal 1500 risultava essere tributaria, religiosamente, della chiesa di Lavino, nonostante un travagliato percorso di tentativi alla ricerca soprattutto di una sua autonomia religiosa, che sfociò positivamente con il rogito vescovile del 22 gennaio 1689. Il curato diveniva rettore e ai comizi veniva concesso il diritto di nominarlo.
L’interno della chiesa
L’interno della chiesa è ricco di intagli lignei, di composizioni policrome marmoree (pregevole è la figura di S. Apollonio) e di opere d’arte figurativa. Le ancone degli altari laterali sono uscite dalle settecentesche botteghe artigiane locali, dalle quali, ovviamente ma genericamente, viene effettuata l’attribuzione, dai diversi storici, alle prestigiose firme dei Boscaì di Levrange, dei Bonomi di Avenone, di Marchion Bonomini di Bione, dei Baronio di Preseglie, del trentino Baldassar Vecchi o, addirittura, dei precursori di queste famiglie artistiche.
La pala dell’altar maggiore, raffigurante S. Apollonio tra i santi Cosma e Damiano, è firmata e datata da Giovan Battista Bonomini (1672), magistrale interprete del colorismo veneto congiunto al realismo lombardo.
Nella navata si aprono due cappelle; quella di sinistra che contiene l’altare della Madonna del Rosario, con la settecentesca ancona lignea; nell’alta cimasa la Madonna del Rosario con i santi Domenico e Caterina , nella tela centrale, di autore ignoto, circondata dalle formelle dei Misteri del Santo Rosario , la Madonna con il Bambino e putti, supplicata da santa Brigida d’Irlanda e da santa Tecla (di Kitzingen, † 790, missionaria in Germania, badessa di Ochsenfurt, la cui festa si celebra il 15 ottobre), compatrone della parrocchia di Odeno, secondo quanto rilevato negli atti della visita del vescovo Gradenigo nel 1684.
Interessantissima è l’immagine della Madonna della Concezione, opera di un grande: chi tra Pietro Ricchi detto Il Lucchese (1600) o altro pittore veneto settecentesco?
La cappella di destra contiene l’altare dedicato a s. Giuseppe, con una bella ancona lignea e la pala, anch’essa di autore ignoto, che rappresenta S. Rocco e i santi Antonio abate, Francesco, Antonio da Padova e Giuseppe in gloria con il Bambino Gesù.
Non ultima la scoperta di un lacerto di affresco quattrocentesco (Cristo, la Vergine e S. Giovanni) che obbliga gli addetti a doverose riscritture e a nuovi passaggi storico-artistici.
Sulla controfacciata interna vi è l’organo (1888) con la targhetta “Fabbrica Bianchetti-Facchetti – Brescia – Corso Montebello.
I manufatti lignei (pulpito, coro, confessionale, mobili della sacrestia), assieme ad altre tele (S. Lucia, S. Apollonia, S. Caterina della ruota, ecc.) rappresentano un ulteriore artistico e devozionale patrimonio.